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Sport e Motori nella storia

La leggenda del Drago! Sandro Munari è tuttora l’icona del rallismo italiano. Al pari di campioni di altri sport, con le sue imprese ha fatto esplodere la rallymania nel nostro paese. Merito di quella fantastica vittoria al Rally di Montecarlo, la corsa simbolo della specialità, fino ad allora tabù per gli italiani, ma anche di un interpretazione del personaggio, in modo assolutamente naturale, che l’ha fatto e lo fa ancora apprezzare ai target di ogni età.

Quella fatidica svolta del 1972 arriva al culmine di una carriera iniziata a metà anni sessanta sotto le ali di Arnaldo Cavallari, il quattro volte Campione d’Italia, e del Jolly Club con cui ha mosso i primi passi. Del talento di quel ragazzo di Cavarzere, già alla guida delle Lancia al Rally Mille Laghi del ’65, si è presto accorto Cesare Fiorio, responsabile dell’HF Corse, che gli affida inizialmente una Lancia Flavia Coupè ufficiale per il Rally di Montecarlo ‘66. E’ la prima volta che deve affrontare in gara tanta neve. George Harris, l’esperto navigatore che Fiorio gli ha messo accanto, lo aiuta a mettere in pratica la guida “alla finlandese” – accelerare e frenare con i due piedi – che per la verità a Sandro, come dichiara, sembra naturale! Munari mette il luce il suo potenziale anche se non riesce a concludere la corsa. La prima casella della lunga striscia di risultati di Sandro al “Monte” arriva l’anno dopo, con il quinto posto al volante della Fulvia Coupè HF, sempre con Harris. Poi sale per la prima volta sul podio, secondo, al Rally di Ginevra con l’HF 1.3. Il 5 novembre 1967 il primo exploit assoluto al Tour de Corse, dove fa equipaggio con Luciano Lombardini, con la Fulvia Coupè 1401 cc. Prototipo. Sotto la pioggia è l’unico che riesce a rimanere sotto i tempi imposti…Sulla stampa francese si merita il titolo “Munari le Regi…cide”, perché con la Lancia ha interrotto il dominio delle R8 Gordini che durava da tre anni.

Due mesi dopo la grande gioia della Corsica, c’è il doloroso stop di Skoplje, durante il percorso di avvicinamento a Montecarlo. La Fulvia, condotta in quel momento da Luciano Lombardini, si scontra con una Mercedes che è in fase di sorpasso. Per il copilota emiliano non c’è nulla da fare.

Sandro, invece, ci rimette la milza, ed è costretto a uno stop di qualche mese, prima di riprendere il volante in occasione della Targa Florio a maggio. In effetti, durante tutta la sua carriera, Munari dimostra di essere anche un grande stradista valido anche in pista, che si tratti delle le mille curve delle Madonie, dove si impone assieme ad Arturo Merzario con la Ferrari 312 PB, o dei saliscendi del Mugello al volante della Fulvia barchetta F&M, o del Nürburgring, Sebring, Monza, Vallelunga, fa lo stesso…

Intanto nel 1969 è per la seconda volta Campione d’Italia, con una striscia di gare vincenti: Sestrière, Alpi Orientali, San Martino di Castrozza, e succede nell’albo d’oro del tricolore proprio al suo “maestro”, Arnaldo Cavallari, che l’anno prima ha vinto il suo quarto titolo, segnando un primo record nella storia del CIR.

All’inizio degli anni settanta, dopo che Harry Kallström ha vinto il titolo europeo nel 1969 la Fulvia HF 1.6 sembra aver raggiunto il limite, in casa Lancia – ora nell’orbita Fiat – stanno pensando a un nuovo modello. Ma il bello deve ancora arrivare…

Intanto Sandro comincia ad essere attratto dal “Mal d’Africa”, in particolare dal Safari. Lo correrà otto volte, prolungando il suo impegno agonistico anche nella prima metà degli anni ottanta, quando si schiera via via con una Dodge Ramcharger, Porsche 911 SC, Alfa Romeo GTV6 e Toyota Twin Cam Turbo. Ma i risultati migliori rimarranno quelli con la Lancia, terzo nel 1974,  nell’ultima uscita ufficiale con la Fulvia HF 1.6,  alla quale l’anno precedente ha regalato anche il titolo europeo, e secondo nel 1975.

Nel ’71, intanto c’è la firma nella Mitropa Cup, al tempo molto quotata in Europa. L’anno del “Drago” è tuttavia il 1972. Il 28 gennaio nel Principato ecco la clamorosa vittoria di Sandro Munari e Mario Mannucci, la prima volta di un equipaggio tutto italiano su una vettura italiana, costruita con un’autentica magia sull’Ardeche innevata, dove naufragano le speranze dell’”armata bleu” delle Alpine Renault e delle Porsche! Munari, Mannucci, la Lancia, che a fine anno conquista il titolo mondiale costruttori, entrano definitivamente nella leggenda del rally, che grazie a loro è diventato popolarissimo in Italia e non solo. E lo sarà ancora di più con la Stratos, il nuovo cavallo di battaglia del “Drago”. Tre vittorie consecutive al Rally di Montecarlo – ’75, ’76, ’77 – il Tour de France, il Rally del Portogallo, il Tour de Corse, il Rally di Sanremo, il Rally Rideau Lakes, finiscono tutti nel bottino di questo formidabile binomio!

Nel 1977 la FIA istituisce la Coppa per Piloti, che va ad affiancarsi al Campionato Mondiale Rally riservato ai costruttori che la Lancia ha già vinto quattro volte. E’ in pratica il vero e proprio Campionato del Mondo Rally Piloti, denominazione che sarà assunta definitivamente nel 1979. Manco a dirlo c’è l’artigliata del “Drago”, senz’altro il pilota più completo e meritevole, che ha dunque l’onore di aprire questo albo d’oro.

L’anno seguente, nell’ambito delle politiche del Gruppo Fiat, la Lancia Stratos viene dismessa ufficialmente, ma continuerà a vincere Campionati Europei e gare mondiali, soprattutto con Chardonnet, per far posto alla 131 Abarth. Munari si trasferisce sul “trentuno”, è terzo al Rally Sanremo, ma non troverà il giusto feeling con questa vettura. A inizio anni ’80, all’età di quarant’anni, lascia lo status di pilota ufficiale, ma non la voglia di avventure nuove, come la Dakar.

E’ di questo periodo l’inizio della collaborazione tecnica con Lamborghini, e si rivede in gara anche con la LM 002, una sorta di Hammer antelitteram! A volte fa da apripista in qualche rally, e gli, organizzatori, imbarazzati, non comunicano i tempi realizzati dal “Drago” sulle Prove Speciali, perché farebbero troppo…male ai piloti in gara. Organizza anche dei corsi guida di sicurezza con il supporto Abarth, e ancor oggi collabora con giornali ed editori, per ricordare a tutti la …Leggenda del Drago.