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Sport e Motori nella storia

Il nickname di Waldegaard è “L’Orso”, che è in pratica il significato del suo nome di battesimo Bijörn. In realtà del pilota svedese Campione del mondo nel 1979 tutto si può dire meno che sia un orso. Magari, ha un aspetto che magari potrebbe essere associato a qualche film del suo connazionale Ingmar Bergman, ma è soprattutto un uomo tranquillo, dedito ai rally e alla sua fattoria con la moglie Anita e i tre figli, poco propenso alle battute e ai proclami roboanti, anche se è celebre quel suo: “E’ più facile diventare un astronauta come che essere tra i migliori dici piloti da rally al mondo. E l’”Orso” tra i migliori piloti al mondo c’è stato per una trentina d’anni, dal quel magico Rally di Montecarlo del 1969 vinto al volante della Porsche 911S, successo replicato nel 1970, sempre con la 911S, sempre davanti al compagno di squadra Gerard Larrousse e sempre assieme al connazionale Lars  Helmér.  Era la consacrazione a livello internazionale per il ventisettenne svedese – è nato il 12 novembre 1943 a Solna – che a sedici anni aveva iniziato come copilota del padre. Poi, una volta ottenuta la licenza è passato al volante, correndo inizialmente con un vecchio Maggiolino. La vittoria nel Rally di Svezia del 1968 e il doppio titolo nazionale, lo proiettano sul palcoscenico mondiale, che frequenterà per oltre vent’anni, grazie alla Porsche, cui regala ancora la vittoria al Rally di Svezia del 1969 e del 1970.

Negli anni settanta Waldegaard che inaugura il sodalizio con Hans Thorszelius, un’altra figura associabile a Ingmar Bergman, che durerà fino al 1986, si alterna al volante di Porsche, VW – con la 1303 S è sesto in Svezia, con la BMW,  Fiat e Toyota.

Nel ’74 inizia la sua lunga striscia al Safari con il secondo posto con la Porsche 911 Carrera, ma la svolta arriva l’anno seguente. Cesare Fiorio lo vuole al volante della Lancia Stratos, e a Karlstadt c’è il terzo successo dell’”Orso”, il primo di una macchina italiana in Svezia! Poi è terzo al Safari e di nuovo primo a Sanremo sui fondi asfaltati dell’entroterra ligure, dove, è quasi una prassi per l’”Orso”, si ripete l’anno successivo, superando Munari di 4” sull’ultima PS, quando le posizioni erano state congelate. Nasce inevitabile la polemica e Bijörn lascia la Lancia e si accasa con la Ford. Con l’Escort RS si trova a meraviglia. Vince nella stagione il suo primo Safari, l’Acropoli e il RAC. Nel ’78 cala il poker in Svezia e l’anno dopo arriva il mondiale, strappato con i denti al suo compagno di squadra Hannu Mikkola, che ha un finale di stagione travolgente, contribuendo anche lui alla vittoria della Ford nel Mondiale Costruttori. Tutto si decide al Costa d’Avorio a dicembre, dove entrambi corrono con le Mercedes 450 SLC. Gara durissima come al

solito, con soli otto equipaggi al traguardo. Vince Mikkola, ma Waldegaard con una gara attentissima è secondo è si garantisce il primo titolo ufficiale di Campione del Mondo FIA Rally con un solo punto di vantaggio sul rivale.

Nel 1981 inizia ancora una nuova fase della sua carriera. Waldegaard passa alla Toyota- allora TTE – del connazionale Ove Andersson, che ha un programma di sviluppo della Celica basato su poche gare l’anno, per lo più extraeuropee. Poche ma buone! L’”Orso” vincerà altre due volte il Safari, nel 1984 e nel 1986 con la Celica Twin Cam Turbo, bissando anche in Costa d’Avorio nel 1983 e nell’86. E ancora, infittisce il palmares suo e della Toyota con i successi del 1982 in Nuova Zelanda, con la Celica GT, e alla Honk Kong-Pechino nel 1987 con la Supra GT. Ed è sempre Waldegaard, dal 1986 affiancato dal copilota scozzese Fred Gallagher, a firmare anche il primo successo della nuova Celica Turbo 4WD al di Cipro del 1988.

Vista la sua grande esperienza “africana” lo chiama anche Jean Todt per correre con le Peugeot 405 T16 nei raid africani. Corre tra l’altro La Parigi-Dakar del ’90, assieme a Fenouil”, l’organizzatore del Faraoni, piazzandosi al secondo posto alle spalle del compagno di squadra Ari Vatanen. L’Africa segna l’epilogo della sua carriera. Nel 1990 con la Celica ST165 vince il suo quarto Safari, pareggiando i conti con l’altro primatista della gara Shekhar Mehta. Ma è nella gara keniota che nel 1992 ha un incidente, in cui riporta la frattura di un braccio, e decide di porre fine alla trentennale carriera. Anche se poi l’”Orso Buono” è pronto a ripresentarsi nei rallies storici, dal Memorial McRae al Rallylegend per stare ancora con gli amici di sempre, finchè se n’è andato per sempre a settant’anni nell’agosto del 2014, tradito da una malattia incurabile, come era successo per l’altro Campione del Mondo Richard Burns, e per il pilota svedese di F1 Gunnar Nilsson, mentre erano ancora in attività.