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Sport e Motori nella storia

(11 marzo 2017) – Il Campionato Italiano Rally è ormai alle porte e ci sta arrivando nel miglior modo possibile. Naturalmente nella lotta non poteva mancare il lottatore per eccellenza. Colui che ha ridisegnato i confini rallistici, in quanto a longevità, resistenza, ma anche risultati. Così Paolo Andreucci (Photo 4), sempre fedelmente coadiuvato dalla sua inseparabile e bravissima Anna Andreussi, è pronto a rituffarsi nella mischia, proprio in virtù di una fame di vittorie che non lo lascia mai. In casa Peugeot è tutto pronto e sono impazienti di rimettersi in discussione; del resto gli avversari veri non mancheranno di certo: dalla Škoda, con Umberto Scandola, anche lui a riprovarci, a Simone Campedelli che lo scorso anno ha rappresentato la spina nel fianco dei big del tricolore. E ancora, l’ipotesi Kalle Rovanperä, tanto affascinante, quanto pericolosa, vista la straordinaria classe del sedicenne finlandese.

Paolo, riparte un’altra stagione con Peugeot. Ormai al posto del Leone possono metterci la tua foto!…

“No, no. Il leone sta bene al suo posto. Il leone è Peugeot, ci mancherebbe altro. Io semplicemente dò da molto tempo il mio contributo e non posso che essere soddisfatto di tutto questo”.

Alla tua quasi giovane età è sempre più importante la forza mentale..

No, una routine non è mai perché i rally variano sempre, spesso mutano anche le condizioni ambientali, qualche volta i tracciati, anche se però è sempre il campionato italiano. Gli stimoli comunque li devi sempre avere, se penso poi a quanto ci ho messo e quanto ho sperato per arrivare a questo livello. Poi, a volte, sono gli avversari che ti tirano fuori gli stimoli giusti.

I tuoi risultati, la tua assoluta classe di grande pilota, in che percentuale viene messa in discussione da una risposta fisica che forse non può più essere quella di un ventenne?

“Che il tempo passa è chiaro. Per fortuna però ho cercato sempre di rimanere in forma, anche se non è facile. Molto hanno fatto i tanti allenamenti in gioventù che appunto mi hanno aiutato e mi aiutano ad avere un fisico resistente; molto dipende dalle giuste motivazioni, guarda Peterhansel che continua a vincere le Dakar (quasi 52enne, vincitore di 13 edizioni della Dakar, fra moto e auto), ma anche altri nel motorsport. Se andiamo a guardare nel nostro mondo, hanno smesso più per motivazioni mentali perché magari erano già appagati, non avevano più voglia, piuttosto che per grandi cali fisici. Certo li puoi pure avere, ma c’è da dire che le gare non sono più stressanti come una volta. Ricordo il rally mondiale in Sardegna di due anni fa, tra l’altro la gara più lunga del mondiale, dove ho retto fino alla fine senza particolari problemi, anzi intervenendo anche sulla macchina. Insomma basta tenersi in forma e anche a 50 anni possono arrivare i risultati in classifica”.

 L’astro nascente finlandese, 16 anni, Kalle Rovanpera, battaglierà contro tanti avversari, a cominciare da te.

“ Il fatto che la federazione abbia consentito di correre a 16 anni rappresenta un grosso passo in avanti. Fosse accaduto ai tempi nostri sarebbe stato ancora meglio, però questa è una vittoria. Chi ha la possibilità di farlo può sfruttare una opportunità senza precedenti. Il fatto di poter cominciare a 16 anni invece che a 18 è veramente una cosa eccezionale che spero anche altri  sfruttino”.

Un CIR che si ripresenta molto interessante. Chi temi dei tuoi avversari? O piuttosto sono loro che devono temere te?

“Direi tutte e due le cose. Io temo tutti come al solito perché si è visto che ci sono molti piloti forti. Al Ciocco quest’anno, secondo me, ci sono almeno dieci piloti che possono arrivare al podio, per cui sarà una gara assolutamente da seguire. Io credo che sarà una gara di alta competitività. C’è qualche new entry, qualche conferma, secondo me in generale sarà assolutamente un bel campionato”.

Spesso sminuisci l’obiettivo, però puntare la stella dei dieci titoli rappresenterebbe un grande traguardo.

“Quello che mi interessa è continuare ad essere competitivo. Se arriva il decimo titolo, va bene, però tra  me e me io l’ho già vinto, perché lo scorso anno abbiamo fatto un bel campionato, anche se qualcosa non è andata bene, ma io e Anna riteniamo anzi di aver fatto un’ottima, con la perla della vittoria nel centenario della Targa Florio. Del resto al raggiungimento dell’obiettivo concorrono tanti fattori, dunque se arriverà, ben venga, l’importante è vincere gara per gara ed essere competitivi. Certo la stella sulla tuta mi può far piacere, ma più per gli altri che per me”.

Sempre di più intorno a te, ma anche ai tuoi avversari storici, cresce una passione, un tifo da stadio…

“Con gli anni è quello che abbiamo seminato io e Anna, la Peugeot e la Pirelli, perché siamo sempre stati disponibili, perché hanno capito che siamo degli sportivi e questo a noi fa tanto piacere. Mi ricordo quando ero io a tifPaolo Andreucci (Peugeot 208 T16 R R5 #2)are e seguire i rally ai bordi delle prove speciali e guardavo i piloti di allora, veramente con tanta ammirazione. Ma anche dopo, quando ho iniziato a correre: trovarmi davanti sei macchine, con Cunico al c.o. della prova speciale, come successo ancora prima nel vedere Dario Cerrato, Lucky e tanti altri, beh mi emoziona ancora oggi, perché io sono veramente un appassionato e dunque ci tengo tantissimo. Del resto c’è il mio club, quello di Anna e così ci si ritrova tutti insieme. Più che club siamo un gruppo di amici che si ritrova alle gare. Loro sono appassionati, ci seguono e tutto questo ci fa molto piacere. Guarda, questo è un fenomeno molto interessante e meriterebbe più attenzione, magari studiando qualcosa di specifico. In fondo sono loro che ti sostengono sempre e dimostrano che la specialità è molto seguita”.

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