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Sport e Motori nella storia

A dispetto del soprannome “Il Coguaro”, Dario Cerrato è uno dei personaggi più positivi e gradevoli della storia del rallismo tricolore, dove occupa un posto d’onore essendo stato per lungo tempo recordman del Campionato Italiano, prima del ciclone Andreucci. L’unico cruccio è il mancato inserimento stabile nell’elite mondiale che avrebbe sicuramente meritato.

La carriera di “Darione”, nato a Cornegliano d’Alba il 28 settembre 1951, comprende varie fasi. La prima, che abbraccia la seconda metà degli anni settanta, è strettamente legata a Virgilio Conrero e alla Opel. Dopo aver rotto il ghiaccio con nei Nazionali, con la doppia vittoria in Gruppo 1 al Rally dei Rododendri, nel 1975 e nel 1976, prima con l’Ascona 1.9 SR poi con la Kadett 1.9 GT/E, nel 1977 inizia la scalata ai vertici tricolori. In coppia con Lucio Guizzardi, con la Kadett 1.9 vince il Gruppo 1 al Rally delle 4 Regioni, al Campagnolo, al Colline di Romagna e al 100.000 Trabucchi, e a fine stagione è secondo nella classifica finale di Gruppo, alle spalle del compagno di marca “Lucky”. Il titolo lo vincerà l’anno successivo, quando comincia a frequentare anche i podi dell’assoluta: 3° in Costa Smeralda, al Gargano, al Ciocco, 2° al 100.000 Trabucchi e chiusde al sesto posto nella classifica del CIR. Automatico è il passaggio al Gruppo 2, con un nuovo titolo, e la soddisfazione del primo “assoluto” il 25 febbraio 1979 a Chieri nel Rally Team 971, valido per il Trofeo Rally Nazionali.

Per il 1980 Opel Italia vara il programma Ascona 400 Gruppo 4, sempre preparata dal “mago” Conrero, affidata a un vero e proprio “dream team” composto da “Tony” Fassina e Dario Cerrato. Stagione ricca di scintille, ci scappa anche una discussa squalifica che toglie a Cerrato la vittoria all’Isola d’Elba, ma la festa dello champagne è rimandata a Biella dove il “Coguaro” artiglia il Rally della Lana.

E arriva la prima svolta importante. Cerrato riceve la chiamata della Fiat per correre nel mondiale. I maligni sospettano che ci sia la volontà di sottrarlo alla Opel ormai matura per vincere il titolo italiano. Fatto sta, mentre l’Ascona domina il CIR, ed è la prima casa straniera ad aggiudicarsi il titolo, Cerrato soffre con la 131 Abarth nelle poche occasioni in cui prende il via. E’ undicesimo a Montecarlo, ritirato in Portogallo, ottavo a Sanremo. Nell’82 è costretto a ricominciare daccapo. Ritrova l’Opel Ascona 400 “assistita” da Conrero, unitamente al suo primo navigatore Geppy Cerri, e ritrova il podio. E’ 2° al Lana e 3° a San Marino. E l’anno seguente si vede affidare la nuova Manta 400, con la quale contrasta validamente il predominio delle 037, e a Piancavallo mette a segno l’ultima vittoria di una Opel in una gara valevole per il Campionato Italiano Poi nell’84, sempre con la Manta 400, che porta ancora tre volte sul podio, tocca proprio lui, il pupillo di Conrero della prima ora a chiudere il ciclo della Casa tedesca.

Passa al Jolly Club, che gestisce i programmi del Gruppo Fiat nell’italiano e nell’europeo, e inizia il periodo più denso della sua carriera. Pilota maturo, professionale, anche non ha perso il piacere del contatto con i tifosi, durante le soste delle sue rpoverbiali ricognizioni sui percorsi di gara, diventa una macchina da titoli. Ne vince due in Europa e cinque in Italia, passando con facilità dalla Lancia 037 alla Delta S4, alla Delta Integrale, ecc. collezionando oltre trenta vittorie, l’ultima delle quali sal Salento ’93. E sempre a Lecce nel 1994 chiude il suo albo d’oro con un quarto posto al volante di una Ford Escort Cosworth.

E’ arrivata l’ora di dedicarsi alla famiglia. Con la moglie gestisce ora un bellissimo agriturismo nelle Langhe, anche se è sempre pronto a recuperare casco e tuta per una rimpatriata in occasione di un Rally Legend, lui che è la “leggenda” dei rally italiani.