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Sport e Motori nella storia

”Cavallo Pazzo” il soprannome con cui è diventato famoso non gli rende pienamente merito, anche se ne sottolinea il grande cuore, e il suo segno zodiacale del leone, come recita la data di nascita: 13 agosto.  In realtà, Jean Claude Andruet, pilota velocissimo capace di andar forte nei rally come in pista e con ogni tipo di vettura è piuttosto un predestinato. Da giovane era una promessa del judo. E’ arrivato fino al titolo di Campione Junior di Francia. Poi un infortunio ha costretto il ragazzo di Montreuil ad abbandonare questa promettente carriera, preservandogli però un’eccellente base di preparazione fisico atletica, unitamente ai tanti Km percorsi con la sua Dauphine su e giù per le Alpi come rappresentante di commercio… Ecco dunque i rallies! La prima volta è stata al Rally della Côte Fleurie a inizio marzo 1965 con una Renault 8 Gordini. Ha subito scoperto di andare forte e da allora ha disputato più di trecentocinquanta corse.

Di lì a poco è diventato uno dei “Quattro Moschettieri” di Francia dell’Alpine Renault – Larrousse, Nicolas e Therier gli altri tre –  la berlinetta francese che ha un po’ rivoluzionato il panorama rallistico, alla quale ha regalato uno dei primi grandi trionfi, vincendo il Tour de Corse, la gara delle mille curve, nel 1968 per poi ripetersi sempre con l’A110 nel 1972. Poi per Andruet, che disputa a più riprese anche la 24 Ore di Le Mans con l’Alpine A210 e con la Ferrari Daytona di Charles Pozzi, con cui disputa anche il Tour de France, c’è stato il lungo inseguimento al trono di Montecarlo che gli è sfuggito a lungo fino al 1973, quando si prende la rivincita sulle Lancia e guida la tripletta “bleu”.  La sua navigatrice, la bionda “Biche” (Michele Petit) confesserà che mai l’aveva visto andare più forte, soprattutto sul Turini dove ha distrutto il precedente record di ben trenta secondi!

E proprio in Lancia approda quando ormai ha superato la trentina in corrispondenza del rallentamento dei programmi Alpine Renault. E’ un acquisto “pesante” segnato dal nuovo successo al Tour de Corse del 1974 con la Stratos, e ancora dagli exploit velocistici alla Targa Florio e al Giro d’Italia.

Il legame con il “Made in Italy” continua ancora con la Ferrari con cui è nuovamente presente a Le Mans nel 1978, 79, 80, e con l’Alfa Romeo.

Poi arriva la Fiat 131 Abarth. Nel 1977 è secondo al “Monte” e vince il Rally Sanremo mondiale che ancora manca alla sua collezione.

A inizio anni Ottanta ecco la Ferrari 308 GTB con la quale ritrova ancora una volta l’impostazione del motore centrale posteriore dei tempi dell’Alpine. Lascia il segno alla Targa Florio del 1981, in diverse gare dell’europeo e soprattutto al Tour de France.

Gli ultimi bagliori son quelli al volante della Lancia Rally 037, ma soprattutto al suo Montecarlo con cui è ottavo nel 1983 e ancora nel 1985 con una Citroen 1000 Piste.

E proprio a Montecarlo ha chiuso idealmente la sua carriera a metà anni Novanta con una Mini! All’età di cinquantatré anni anche se, di fatto, non si è mai ritirato, sempre pronto a prendere un volante alla prima occasione, lasciando per un momento da parte le sue nuove attività, tra cui quella legata alla produzione di vetturette elettriche che ha a St Raphael.