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Sport e Motori nella storia

Nel 1968, dopo la perdita di Leo Cella, e dopo l’impiego sporadico dei “Flying Finn” Toivonen Sr, Timo Makinen e Hannu Mikkola, Cesare Fiorio inserì nella squadra corse Lancia HF, un altro pilota svedese, oltre a Ove Andersson. Il trentenne Harry Källström, dal carattere ben diverso dal “Pope”, apparteneva a buon diritto alla seconda generazione dei grandi piloti svedesi, quella dei Tom Trana ed Erik Carlsson, e come tutti aveva un passato con le Saab e le Volvo, anche se il primo rally nel 1957 lo aveva corso con un Maggiolino VW. Con le vetture dell’importatore svedese ha proseguito il percorso di formazione e ha vinto i suoi primi titoli svedesi, alla fine saranno sei. Le sue prestazioni non erano passate inosservate, s’era già guadagnato il nickname “Sputnik” per la sua guida veloce, anche come sembianze era un perfetto Vichingo, e la BMC gli affidò un programma Mini, proseguito fin al ritiro della Casa inglese.

Ma è proprio con la Lancia che “Sputnik”, amatissimo dai meccanici, ha toccato l’apice della carriera. Dopo una stagione di esperienza al volante della Fulvia HF 1.3, segnata da un quarto posto al Rally Sanremo e un sesto all’Acropoli, “Sputnik” è definitivamente esploso nel 1969. Ha vinto il Rally del Mediterraneo, abbinato al Montecarlo, aperto ai prototipi come l’HF 1600. Poi si è ripetuto al Sanremo. A podio in Cecoslovacchia e in Polonia, risultati utili per vincere il Campionato Europeo Piloti Rally, il primo alloro internazionale della Lancia Fulvia. A fine stagione Källström, che in agosto assieme a Tony Fall e Sergio Barbasio ha regalato alla Lancia il trionfo nella 84 Ore del Nürburgring, vince anche il Rally di Spagna, e soprattutto il RAC. E’ il primo successo di una macchina italiana nella corsa inglese, che “Sputnik” bisserà anche l’anno successivo.

Il rapporto con la Lancia e con la Fulvia va avanti fino al 1973. Lo svedese, assicura il suo contributo al primo titolo della Lancia nel 1972 con il terzo posto in Svezia, e il quarto al RAC, le “sue” gare.

La sua carriera è poi continuata con la Datsun, dapprima al volante della 240Z, poi la 1800 SSS e la Datsun Violet, con le quali ha trionfato al Rally dell’Acropoli nel 1976, che gli permette di essere presente nell’albo d’oro dei piloti vincitori di gare mondiali, che parte dal 1973, e il Rally del Qatar nel ’78, mentre ha patito la beffa di perdere un Safari terminato a pari tempo con Shekar Mehta, finito al keniota per discriminante.

A quarant’anni suonati ha chiuso con il professionismo, per dedicarsi alla sua società di trasporti a Strömsund, dove viveva con la moglie  Sondja Lindren, nota attrice e cantante svedese. L’ultimo risultato di rilievo è infatti il settimo posto all’Acropoli del 1980. Ma non ha disdegnato di correre nelle gare nazionali e la sua ultima apparizione risale al 1992 con una Suzuki Swift.

Nel 2009, a settant’anni, a tradire “Sputnik” è stato un infarto.