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Sport e Motori nella storia

L’albo d’oro iridato di Toyota si apre nel 1973, quando si disputa il primo Campionato Mondiale Rally. Al Press on Regardless negli USA, disertato dai big europei, vince il canadese Walter Boyce con una Corolla. Più famoso e storico è il successo di Hannu Mikkola al Rally dei 1000 Laghi, l’attuale Rally di Finlandia. A Jväskylä quel 31 agosto 1975, Mikkola, già entrato nella storia come primo non residente a vincere il Safari, è al volante di una Toyota Corolla Levin 1.6 litri, con cui ha la meglio sulla Saab V4 di Simo Lampinen e sulla Ford Escort RS di Timo Makinen, staccati rispettivamente di 1’14” e 2’02”.

Tuttavia la vettura più rappresentativa del colosso giapponese resta la Toyota Celica, che nelle sue varie versioni ha vinto 35 gare iridate, due Campionati del Mondo Costruttori e quattro Campionati del Mondo Piloti.

La storia della Celica è strettamente legata a Ove Andersson, al suo omonimo  Motorsport aperto a Upsala in Svezia e ai successivi TTE (Toyota Team Europe) prima con base a Bruxelles, poi a Colonia. Il “Pope” che, dopo le esperienze con le squadre ufficiali Lancia HF e Alpine, è un pilota indipendente in grado di correre con qualsiasi squadra, guida per la prima volta una Toyota Celica Gruppo 2 al RAC Rally del 1972, piazzandosi nella top ten. L’anno successivo Andersson migliora il risultato del RAC con il settimo posto al Rally delle Alpi Austriache, poi va a correre in Africa e firma le prime due vittorie Celica. Nel 1976 il primo salto di qualità con il secondo posto al Rally del Portogallo con la Celica 2000, alle spalle della Lancia Stratos di Sandro Munari. Questa prima versione Gruppo 4 ha un motore quattro cilindri in linea, bialbero a  16 valvole, alimentato con un sistema di iniezione Nippodenso totalmente transistorizzato, ed è abbinato a un cambio a cinque marce. La 2000 Gruppo 4 pesa 1000 kg e ha uno schema di sospensioni abbastanza classico per l’epoca, con McPherson anteriore e ponte rigido posteriore, i freni sono a disco ventilati.

Nella stagione, oltre a un nuovo podio iridato grazie al terzo posto di Mikkola al 1000 Laghi, arrivano anche i successi in serie di Achim Warmold in Germania.

Nel 1977 il TTE estende a cinque prove su dodici , la sua partecipazione al Campionato Mondiale. Andersson è terzo in Svezia e in Portogallo e la Celica regala a Toyota il terzo gradino del podio finale della classifica Costruttori.

Il trend continua nelle stagioni seguenti. Nel 1979, intanto, per Celica arriva un primo titolo per merito di Jean Luc Therier, primo con la RA 20 nel Campionato di Francia su Terra, che bissa l’anno successivo con la RA40, prima anche nel Campionato Tedesco con Achim Warmbold.

La prima vittoria mondiale di una Toyota Celica, nello specifico la RA63, arriva nel 1982 dieci anni dopo il debutto di Andersson al RAC. Al Rally di Nuova Zelanda è addirittura doppietta con Bijorn Waldegaard primo e Per Eklund, già salito sul podio in Portogallo, secondo davanti all’Opel Ascona 400 di Walter Röhrl.

Arriva la Celica Twin Cam Turbo (T64) ed ha inizio la grande epopea di Toyota nei rally africani. Omologata in Gruppo B, la TCT per tre anni consecutivi vince il Safari, nell’84-’86 con Waldegaard, nell’85 con Juha Kankkunen.  Ed è tris anche in Costa d’Avorio  sempre con Waldegaard (1983 e 1986) e Kankkunen (1985), e nel Campionato Rally Medio Oriente con Bin Sulayem, dal 1986 al 1988.

Ormai è tempo  di mondiale. La Celica destinata all’iride è la ST165 Gruppo A, identificata anche come GT-4. Come indica la sigla, la GT giapponese dispone per la prima volta della trazione integrale, con differenziale viscoso centrale, anteriore e posteriore meccanici. La GT-4 vincerà la sua prima gara mondiale nel 1989 in Australia con Juha Kankkunen, primo davanti al compagno di squadra Kenneth Eriksson. Nei due anni successivi con Carlos Sainz è il binomio più forte del Mondiale. “El Matador” che nel 1991 inserisce per la prima volta un brand giapponese nell’albo d’oro del Rally di Montecarlo, si aggiudica il titolo mondiale Piloti Rally nel 1990.

Nel 1992 debutta la ST 185 (GT-Four) caratterizzata da forme compatte più tondeggianti. Il motore 3S-GTE è come al solito un quattro cilindri in linea 16 valvole DHOC, di 1988 cc (alesaggio e corsa 86 x 86 mm), disposto trasversale, alimentato con un sistema di iniezione elettronica, ed è abbinato a un cambio a sei marce. Il turbo, di costruzione Toyota (CT 26) è a doppio ingresso, e la potenza sviluppata raggiunge i 300 CV a 5.600 giri/min, mentre la coppia massima di 460 Nm viene erogata a 4.000 giri/min. Le sospensioni adottano lo schema McPherson, mentre i freni sono a disco ventilati. Basata su un passo di 2.545 mm, l’ST165 è lunga 4.410 mm, larga 1.745 mm, con carreggiate anteriore e posteriore di 1.520 mm, e pesa 1200 kg. E’ la Celica di maggior successo. Oltre a confermarsi Campione tra i piloti, nel 1992 con Sainz, nel 1993 con Kankkunen e nel 1994 con Auriol, e vincere per la seconda volta il Rally di Montecarlo, regala a Toyota il titolo Costruttori nel 1993, il primo per una Casa giapponese, e pure nel 1994.

La carriera della Celica, che nel 1995 vince il suo settimo Safari con Fujimoto-Hertz, si conclude con l’ST 205, omologata WRC, che ha al suo attivo il titolo europeo di Armin Schwarz nel 1996.

Franco Carmignani

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