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Sport e Motori nella storia

“Un genio su ruote”, così l’ha definito Niki Lauda, mentre Jean Pierre Nicolas ha dichiarato: “Per me c’è un solo pilota da rally in tutto il mondo che può vincere ogni rally. Questo è Walter Röhrl che viaggia brillantemente sui tratti innevati, asfalto o terra, è incredibilmente veloce ovunque”.

Ma soprattutto è stato un grande perfezionista, e un agonista nato. Avrebbe potuto emergere in qualunque sport, anche grazie al fisico longilineo e asciutto. Ha praticato sci e canottaggio, tra l’altro nel campo di regata di Regensburg ha conosciuto la moglie Monika.  Però il suo destino erano evidentemente le automobili. A sedici anni – Röhrl è nato a Regensburg il 7 marzo del 1947 – è entrato a servizio della sede Vescovile di Ratisbona, e come autista ha cumulato più di 120.000 km al volante. Logico che quando un amico, Herbert Marececk, l’ha…tentato, non ci ha pensato due volte a partecipare al Rally di Baviera del 1968 con una Fiat 850 Coupè. Appena un anno dopo, sempre in quella gara, è secondo assoluto con una BMW 2002, ma è tolto di classifica per aver saltato un C.O. Poco male, perché numerosi DS l’hanno notato. Nascono i contatti con Alfa Romeo, Porsche, Ford e finalmente Opel. Con l’Ascona 2.0 del DOT – Dealer Opel Team – preparata da Irmscher è Campione d’Europa nel 1974 assieme a Jochen Berger, e vince la sua prima gara all’Acropoli del 1975, con più di mezz’ora di vantaggio sul secondo, “Siroco” con l’Alpine Renault A110! Ora c’è da sviluppare la nuova Kadett GTE, compito al quale il pilota bavarese di dedica con tanta meticolosità (correrà anche in Italia con la vettura di Carenini).

La vera svolta arriva nel 1978, quando entra nella squadra ufficiale Fiat che punta al suo primo titolo mondiale costruttori con la nuova 131 Abarth Gr.4. Röhrl, che ha al suo fianco quello che diventerà il suo copilota “storico, Christian Geistdörfer, dà il suo contributo con il quarto posto al Rally di Montecarlo, la nuova vittoria all’Acropoli, e il successo al Critérium del Quebec. Cesare Fiorio gli offre anche la possibilità di correre in pista con le Lancia Beta Montecarlo, un’esperienza utilissima per migliorare la sua sensibilità e il controllo della velocità. Nel 1980 è l’indiscusso leader della squadra, che vuole la rivincita nei confronti della Ford, che nella stagione precedente le aveva strappato il titolo costruttori e piloti con Bijörn Waldegaard. Röhrl si è ormai cucito addosso il “Trentuno”. Vince quattro gare – Montecarlo, Portogallo, Argentina e Sanremo – è secondo in Nuova Zelanda e in Corsica, e alla fine’ oltre a regalare il titolo alla Casa italiana, è Campione del Mondo Piloti con 54 punti di vantaggio su Mikkola. La 131 Abarth è però arrivata alla pensione, così il “Kaiser dei Rally” correrà sporadicamente con Porsche e Mercedes, poi torna alla Opel, che ha nell’Ascona 400 una vettura che, affidata a un “manico”, può ancora battersi con le nuove Audi Quattro. Succede proprio così. Röhrl vince subito Montecarlo, di gran lunga la sua gara preferita, poi è terzo in Svezia, secondo al Safari, quarto in Corsica, secondo all’Acropoli, terzo in Nuova Zelanda, secondo in Brasile, terzo a Sanremo, e ancora primo in Costa d’Avorio, dove arrivano al traguardo solo sei vetture, con il tedesco per la seconda volta campione del mondo – è il primo bis nella storia del campionato – che precede di un’ora e mezzo la Toyota di Per Eklund! La vittoria in Costa d’Avorio e il podio al Safari gli garantiscono anche il titolo nel Campionato Africano Rally.

Altro ritorno è quello in Lancia nel 1983. Fiorio vuole

allestire una squadra al top per puntare al titolo mondiale costruttori con la 037 che deve vedersela con l’Audi, Campione in carica. Röhrl infila subito la sua terza “perla” al Rally di Montecarlo, fa tris anche in Grecia, e vince in Nuova Zelanda e insieme a Markku Alen riporta l’iride in Casa Lancia. D’altra parte, ha avuto modo di definire la Lancia Rally 037 come la vettura che più ha amato, perfettamente adatta al suo modo di pilotare.

Con due titoli mondiali e quattordici vittorie mondiali già in carniere Walter si avvia verso la fase conclusiva della sua carriera, questa volta con l’Audi Quattro ufficiale, con la quale vince il suo quarto Montecarlo, eguagliando il record di Munari, mentre nell’85 si toglie il gusto di strappare il successo ai futuri Campioni del mondo Peugeot 205 T16 e Timo Salonen in una spettacolare edizione del Rally Sanremo. E’ il suo ultimo “centro iridato”, il sedicesimo. Festeggerà poi i quarant’anni con il successo alla Pike Peak, la celebre corsa in salita americana, con l’Audi Sport Quattro S1, e l’ultima vittoria al Drei Stadte Rally con l’Audi 200 Quattro.

Ma in pensione, in realtà, Walter non c’è mai andato. Ha corso in circuito, ha fatto da consulente Audi, e poi ha lavorato con Porsche, prima allo sviluppo della Carrera GT, quindi come ambasciatore. E proprio con la Porsche a sessant’anni suonati ha vinto il Rally Storico della Costa Brava nel 2009, così giusto per divertirsi, ma anche per riaffermare quella nomination come “miglior pilota del millennio” da parte dei suoi colleghi. Grande Walter!