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Sport e Motori nella storia

Nell’immaginario popolare, ma anche e soprattutto nei fatti, l’Alpine Renault è stata la grande rivale della Lancia Fulvia HF tra fine anni sessanta e inizio settanta. Due fiere avversarie, divise da una grande rivalità, ma anche con un’impostazione tecnica agli antipodi. “Tuttavanti” la Fulvia, “Tuttodietro” la berlinetta francese.

Il “papà” dell’Alpine è Jean Redelé, classe 1922, originario di Dieppe a due passi dalle Alpi, è stato il classico “genio”, capace di svariare con successo dal ruolo di pilota a quello di costruttore e industriale.

Come pilota può vantare un successo di classe – 750 cc Sport di Serie – alla Mille Miglia del 1952 con una Renault 4, condivisa con l’amico Louis Pons, che bissa l’anno seguente. Questa volta monta un cambio cinque marce di sua realizzazione. Il passo successivo è una macchina completa, partendo dal pianale della Renault 4, che nasce grazie alla collaborazione con il torinese Giovanni Michelotti, poi assemblata dalla carrozzeria Allemano. Jean porta al debutto la vettura, che ha carrozzeria in alluminio e un peso di soli 550 kg, al Rally di Dieppe. Poi pensa alla sua industrializzazione, ma un contratto di 150 unità con un operatore USA che non va in porto provoca un momentaneo stop.  Jean si ripresenta al Salone di Parigi 1954 esponendo tre esemplari della sua vettura, ora con carrozzeria in fibra di vetro, nei colori bianco, rosso e blu del bandiera francese. Ha scelto anche il nome: Alpine, ispirandosi alla Coppa delle Alpi, che si abbina alla sigla 106. La getta subito nella mischia delle corse, affidandola a Maurice Michy, che vince la classe alla Mille Miglia del 1956 a oltre 109 km/h battendo l’Abarth di Alfonso Thiele, per poi ripetersi al Tour de France e al Rally du Nord. A quello sportivo si affianca quello commerciale. Redelé fonda a Dieppe la R.D.L. che provvede alla produzione della 106 e del nuovo cabrio 108 sempre opera di Michelotti, con la scelta di tre diverse motorizzazioni: 750 cc da 42 CV, 850 cc da 50CV e 900 cc da 60 CV, con prezzi competitivi che lo mettono in concorrenza con l’Abarth. Intanto si allunga il palmares della vettura che Jacques Féret porta al successo di classe al Rally di Montecarlo, a Lione e al Tour de Corse (l’A108), ed è poi ottavo assoluto al Tour de France, che diventa il secondo nome alla nuova e più diffusa A110, che sarà poi dotata del motore Gordini 1100 (lo stesso dell’omonima R8).

Prende corpo anche la joint-venture con Renault, che permette il definitivo decollo della fabbrica di Dieppe, che nel 1970 arriverà a produrre 120 unità l’anno, cui si aggiungono altre 1500 prodotte all’estero. L’Alpine-Renault A110, ora equipaggiata con il motore 1600 della Renault 16, è ormai una solida realtà dei rally.

Nasce anche l’equipe ufficiale con i “Quattro Moschettieri di Francia” Jean Claude Andruet, Gerard Larrousse, Jean Luc Therier, Jean Pierre Nicolas, affiancati più avanti da Bernard Darniche e Jean Ragnotti, mentre un volante viene offerto anche all’ex lancista Ove Andersson. La consacrazione della “Force de Frappe” arriva con il titolo internazionale marche del 1971, quando a Montecarlo c’è la tripletta con Andersson, Therier e Andruet ai primi tre posti. Lo svedese si ripete poi all’Acropoli, e Nicolas vince in Portogallo. Nel ’72, come è noto, la berlinetta bleu deve cedere il passo a Munari e all’ultima grande stagione della Fulvia HF, che a Montecarlo infligge una clamorosa sconfitta all’”armata bleu” lanciandosi verso la conquista del titolo iridato, il primo per una Casa italiana.

Nel ’73 la rivincita dell’Alpine 1800, prima a Montecarlo con “Cavallo Pazzo” Andruet, in Portogallo con Thérier, in Marocco con Darniche, all’Acropoli e a Sanremo ancora con Thérier. Ma è anche l’ultima stagione trionfale per l’A110, che continuerà a vincere con i piloti privati, per cedere il passo alla nuova A310, che ha tuttavia un palmares più povero. Poi ci sarà un rilancio con la Renault 5 Alpine, che finisce sui due gradini inferiori del podio al “Monte” 78 con Jeannot Ragnotti e Guy Frequelin, alle spalle del vecchio amico Jean Pierre Nicolas, per l’occasione al volante della più potente Porsche Carrera 3 litri dei Fratelli Almeras.

E’ così che la “A” stilizzata di Jean Redelè rimane ben impressa nella storia dei rally, soprattutto se riferita a quella fenomenale berlinetta bleu che è stata l’A110!