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Sport e Motori nella storia

Quando nel 1966 Cesare Fiorio ingaggiò per la squadra HF Ove Andersson, in Italia ben pochi per la verità conoscevano quel ventottenne svedese, che comunque portava con sé la dote di pilota nordico e un’esperienza che ancora mancava ai giovani leoni tricolori. La scelta si rivelò azzeccata. Andersson si fece subito apprezzare con un quarto posto al Rally dell’Acropoli del 1966, e poi da una stagione piena nel ’67 al volante della Lancia Fulvia HF con il secondo posto a Montecarlo, il terzo a Sanremo, il secondo all’Acropoli e finalmente la vittoria al Rally di Spagna.

In realtà questo svedese dall’aria un po’ ieratica e dai modi pacati, che gli sono valsi il soprannome “Pope”, è stato per buona parte della sua carriera un grande personaggio nei rally.

Ove Andersson, nasce a Upsala nel 1938. A vent’anni presta servizio militare, e fa parte della forza internazionale di contrapposizione nella Striscia di Gaza, dove si ammala di tifo. Tornato in Svezia scopre il gusto per la meccanica e comincia ad armeggiare sulle Saab come autoriparatore. Il primo approccio con i rally è ovviamente con la Saab. Seguirà un intermezzo con la Mini Cooper S, con cui è terzo al Rally di Svezia, per poi rimettersi al volante della Saab questa volta da ufficiale.

Archiviato il breve ma intenso periodo con la Lancia, ritroviamo il “Pope” con l’Alpine Renault, unico…intruso tra i “Moschettieri di Francia”. E conl’A110 piazza una straordinaria doppietta nel 1971 quando vince il Rally di Montecarlo e il Rally d’Italia, nato dalla fusione tra Sanremo e Sestriere.

A questo punto da buon ingegnere nasce l’idea di organizzare una propria squadra. L’opportunità di poter contare su un partenariato di primissimo piano gli arriva da Toyota che si sta affacciando sul mercato europeo e vede bene una presenza nei rallies Nasce la prima Andersson Motorsport che gestisce inizialmente le berline Levin, con cui corre direttamente il “Pope”, che in ogni caso si lascia la porta aperta anche per altri ingaggi, e nel 1975 vince il Safari, secondo europeo nella storia dopo Mikkola, con una Peugeot 504.

Il legame tra Andersson e la Toyota andrà avanti per trent’anni, con varie denominazioni, TTE (Toyota Team Europe), Toyota Motorsport ecc, e varie vetture.

Con la Levin il primo successo mondiale per Toyota arriva nel 1971 a Jyvaskyla nel 1000 Laghi. Al volante questa volta c’è Hannu Mikkola, ma in regia è sempre Andersson che si alternerà ancora a lungo nel ruolo di pilota e team manager, per poi dedicarsi definitivamente a questo ruolo. Nel carnet della squadra che sposta il suo quartier generale prima a Bruxelles poi a Colonia, finiscono a più riprese il Safari, il Bandama/Costa d’Avorio, ovvero le grandi classiche africane su cui per alcune stagioni si concentra l’interesse del team.

Con gli anni Novanta scatta però l’operazione mondiale. Carlos Sainz con la Toyota Celica è Campione nel 1990, titolo che bissa nel 1992. Juha Kannkunen e Didier Auriol lo diventano sempre con le Toyota di Andersson nel 1993 e nel 1994, e rendere ancor più evidente la supremazia del Toyota Motorsport ci sono i titoli mondiali costruttori consecutivi nel 1993 e nel 1994. Arriva la nuova Corolla WRC e nel 1999 c’è ancora un altro titolo costruttori targato Toyota Motorsport che, poi sempre sotto la guida di Andersson, traghetterà l’impegno diretto della Casa giapponese prima nella 24 Ore di Le Mans, poi in F1.

Andersson, che è stato sposato in seconde nozze con la navigatrice svedese Elisabeth Nystrom, lontano dalla sua specialità rimane fino al 2003, seguirà un periodo come consulente. Poi lascerà del tutto per traferirsi in Sud Africa, dove paradossalmente ritroverà i rally per scrivere l’ultima pagina della sua storia l’11 giugno 2008, quando durante una gara storica impatta contro un camion.